giovedì 13 dicembre 2012

Un'occasione persa?


In merito alla discussione che si sta svolgendo nella nostra Città sulla questione Golf-Fondazione, ricevo e pubblico volentieri il seguente contributo di Mario Belotti:

Il terreno dove sorgerà il campo di golf della Morcelliana


"Ultimamente si sta facendo un gran parlare del caso Golf/Fondazione e anche io vorrei rendere esplicita una mia riflessione, già condivisa con qualche amico.
Il mio ragionamento sarà molto semplice e toccherà 3 punti: 

- lo sport, i giovani e la scuola.

Per quanto riguarda lo sport, la riflessione parte da una domanda: perché mettere a disposizione i terreni della Fondazione proprio per un campo di golf e non, per esempio, per un poligono di tiro o per un circuito di motocross? Ci sono parecchi giovani  che potrebbero cimentarsi con successo in queste discipline.
Ci potrebbero essere altri sport da citare, ma mi limito a questi due per far capire perchè si è scelto proprio il golf. La risposta  è molto semplice: perché è  l’unica  struttura sportiva che porta con sé la possibilità di edificare delle abitazioni (normalmente in terreni non edificabili).
Logo Golf Fondazione Istituto Morcelliano

Per quanto riguarda i giovani, la cosa si fa più complessa ed ha anche a che fare con il titolo che ho voluto dare a questa mia riflessione. Sì,  penso proprio che si sia persa un’occasione.
E’ possibile che una fondazione che ha al centro delle proprie finalità  i giovani, con i loro problemi e i loro bisogni,  non abbia nemmeno preso in considerazione il fatto di poter mettere a loro disposizione questi terreni?  Magari ricercando nell’agricoltura la possibilità di creare lavoro.  Per esempio con un’agricoltura biologica o sperimentale oppure con la ricerca e l’innovazione di strumenti per l’agricoltura da testare sul campo, magari con l’aiuto di consorzi provinciali o regionali che esistono. Oppure mettendo a loro disposizione anche la quota di cascine e capannoni che insistono su quell’area,  senza bisogno di costruire qualcosa di nuovo. Oppure ancora creando una cooperativa di giovani che lavorano, producono un proprio reddito e danno “qualcosa” alla Fondazione, che a sua volta potrebbe mettere quanto avuto a disposizione di progetti, quali per esempio, borse di studio per giovani che studiano Agraria o qualcosa di simile. In una cooperativa, poi, si potrebbero far interagire anche quei giovani portatori di handicap che sono parte integrante delle finalità della Fondazione.
Io penso che una fondazione come la Morcelliana dovrebbe mettere in atto tutte le strategie possibili per dare risposta al proprio statuto, non soltanto nella raccolta di fondi da mettere a disposizione di … ma anche rendendo protagoniste le persone, in questo caso i giovani, che sono i soggetti principali del suo statuto.
Io non voglio credere che la Fondazione non sarebbe stata in grado di creare un equipe per elaborare un progetto di questo tipo. Visto che ha avuto la capacità di trovare 20 tecnici/consulenti per quanto riguarda  golf/abitazioni/scuola  (professionisti che sono comunque pagati), avrebbe potuto tranquillamente trovare persone con cui elaborare un “progetto” per e con i giovani.

L’ultima riflessione la vorrei fare sulla scuola, che sembra essere la motivazione principale di tutta questa discussione in merito al golf. La Fondazione dice che metterà a disposizione della Città di Chiari una scuola e tutto ciò che va a corredo, dando così una risposta ad una richiesta che c’è effettivamente sul territorio. A mio parere, però, non spetta ad una fondazione dare questa risposta (si possono eventualmente trovare delle forme di collaborazione e sostegno) ma spetta sicuramente all’AMMINISTRAZIONE COMUNALE.
Non è la prima volta che lo dico: se l’Amministrazione Comunale invece di progettare e pensare alla caserma dei carabinieri (costo più di 4,5milioni di euro) oppure alla sistemazione del viale Mazzini, oppure, come si è detto tante volte, alle spese più che abbondanti per rotonde e museo della città, investisse questi soldi nel proprio futuro andando a sistemare le scuole “lì dove sono”, salvaguardando un proprio patrimonio e allo stesso tempo mettendo a disposizione dei giovani delle scuole dignitose, a mio avviso farebbe la cosa migliore, senza bisogno di delegare sempre ad altri quelle che sono le proprie responsabilità e competenze.
Chiari - Scuola Martiri-Pedersoli

Apro una parentesi sulla ristrutturazione delle scuole.  Esse vanno lasciate proprio nel punto dove ora si trovano perché ritengo che quello sia il posto più bello in assoluto dove mandare a scuola i nostri figli: sono vicine alla città, sono vicine alla biblioteca, alla pinacoteca, ai monumenti storici…. Se qualcuno ha la possibilità di salire al primo piano della scuola Martiri-Pedersoli e guardare fuori dalla finestra in direzione del centro potrà vedere quanto è bella Chiari vista da quella prospettiva. Difficilmente poi si potrà pensare di collocare le  scuole in un altro luogo.

Vorrei, infine, ricordare che questa mia riflessione è personale anche se condivisa da parecchie persone e gli esempi che ho citato sono solo degli esempi ma possono diventare realtà. E’ possibile mettere in campo ulteriori idee e progetti, solo se si è disponibili a  un serio CONFRONTO da parte di tutti.
Auspicherei che la Fondazione si mettesse per un attimo in stand-by e provasse a confrontarsi seriamente anche con chi non la pensa allo stesso modo ma che ha comunque a cuore il futuro di questa nostra città, e soprattutto dei suoi giovani e delle future generazioni.

Mario Belotti "

4 commenti:

ZETA ha detto...

concordo al 100% con la tua riflessione e mi piace sottolineare questa ultima frase "solo se si è disponibili a un serio CONFRONTO da parte di tutti."

Anonimo ha detto...

condivido 100%, ottima argomentazione e proposta.

Massimiliano Bettoni

Anonimo ha detto...

Condivido al 100 % . Una riflessione fatta con toni pacati da una persona che conosce e ama chiari e i giovani. Ottime le proposte in quanto realizzabili e non campate per aria.
Jimmy D.

Anonimo ha detto...

Sono assolutamente d'accordo sulle considerazioni espresse nell'articolo, soprattutto sulla parte riguardante la necessità di un'approccio più strategico alla questione che richiederebbe però un coinvolgimento più ampio.
Non mi pare però che vi sia questa capacità da parte della Fondazione e questo fa specie soprattutto perché essa è presieduta da un sacerdote, che dovrebbe preoccuparsi più di come i processi e le progettualità evolvono ancor prima dei risultati.
Inoltre, pare a me personalmente incomprensibile il suo apparente disinteresse sulle lacerazioni e le fratture che questa sua posizione sta determinando all'interno della comunità civile ed anche cristiana.

Penso anche che darsi obiettivi importanti significhi offrire orizzonti nuovi da costruire insieme ai giovani. In tal senso sarebbe auspicabile che, come anche suggerito da Belotti, si guardi un po' oltre ai confini di Chiari superando la convinzione di un'ormai superata auroreferenzialità, che per nulla aiuta ad intercettare risorse, persone e possibilità che altrove stanno da tempo costruendo percorsi di alto profilo.

Alessandro